Nel riscontrare Vs nota prot. n.55/DIR del 29 u.s., vorremmo preliminarmente far rilevare che la ns precedente nota era una mera osservazione di presunte criticità da noi riscontrate, meritevoli di attenzione per comprendere le motivazioni che stanno alla base del focolaio (se non si analizzano le cause, le soluzioni che si mettono in campo potrebbero non essere efficaci!).
La Vs risposta, ci fa capire che dette attenzioni non sono state ritenute suscettibili di interesse e quindi sentiamo l’obbligo di entrare nel merito della questione, perché di fatto non sono state assolutamente chiarite, a nostro giudizio, le perplessità evidenziate.
Per quanto in premessa, rappresentiamo quanto in appresso:
- La procedura gestionale PG-74-03 del 24.08.2020 l’abbiamo letta attentamente e siamo
ben consci delle indicazioni ivi contenute, tant’è che abbiamo avuto modo di sostenere
che, se rispettata, garantisce entro limiti di accettabilità una situazione di non contagi
- Ci risulta che non tutti i dipendenti siano stati sottoposti a screening al rientro in struttura dopo 4-5gg di assenza e soprattutto dopo il rientro dal periodo Natalizio (notizia appresa
dai lavoratori e meritevole di verifica)
- Il personale non DEVE far richiesta per accedere allo screening, DEVE essere sottoposto
allo stesso secondo quanto in procedura, a prescindere dalla propria volontà
- Non abbiamo espresso alcuna lamentela riguardo la formazione
- Non abbiamo lamentato carenza di DPI, bensì di divise in numero congruo da poterle
cambiare ed evitare di doverle mettere negli armadietti e di questo non leggiamo alcuna
risposta nella Vs missiva
- La “migrazione”, stando a quanto a noi riferito, non sempre è legata ad assenze
improvvise, e per i permessi di cui alla L.104 la Vs organizzazione prevede la
programmazione mensile
- Sugli spostamenti dei pazienti, siamo consapevoli che l’ASP da indicazioni comportamentali che vengono recepite ed applicate secondo la discrezionalità organizzativa della Vs struttura ed infatti abbiamo soltanto espresso dubbi sul rispetto della procedura legati al momento di confusione ed abbiamo anche ribadito che la frammentarietà delle informazioni in nostro possesso non ci permetteva di essere oggettivi: ma spostamenti ne sono stati fatti diversi!
- La mera affissione di un cartello nello spogliatoio, non consente, di per se, di sostenere in senso assoluto che non vi siano possibili contagi, sia perché la sanificazione giornaliera (1 volta al giorno durante le ore notturne se le informazioni corrispondono) non corrisponde con l’afflusso del personale (vi sono 3 turni e quindi almeno 3 ingressi in orari differenti), sia perché un cospicuo numero di lavoratori montano e smontano e necessariamente si “incrociano”.
- Nessuna risposta, invece, abbiamo riscontrato sull’inadeguatezza degli armadietti che non consentono una separazione sporco/pulito (la bibliografia e le linee guida mondiali definiscono i percorsi separati), creando le condizioni di potenzialetrasmissione fra divisa e abiti civili e conseguenziale “trasporto” fuori struttura del virus.