Spiace dover constatare la totale assenza di un criterio nella gestione del personale da parte di questa direzione sanitaria, la quale nelle interlocuzioni verbali riferisce alcune cose, salvo metterne in atto altre.

In buona sostanza, nell’ultima interlocuzione la scrivente ha veementemente rappresentato la mancanza di un chiaro criterio nella gestione, basandosi sul fatto che non vengono tenute in considerazione le istanze di trasferimento dei dipendenti, che legittimamente aspirano a cambiare unità operativa, mentre i neo assunti vengono assegnati in quelle UU.OO. che erano state oggetto di richieste da parte del personale “anziano”.

In quella occasione questa direzione sanitaria riferì che le ultime due unità introitate erano state mandate a Casazza nelle more di essere assegnate in Urologia.

In realtà, oggi, veniamo a conoscenza che le suddette unità sono rimaste a Casazza e che l’Urologia è rimasta con soli 7 infermieri ( sulla carta sono 8 ma c’è n’è 1 in malattia lunga), di cui 3 con la L.104/92; a questo si aggiunge che fra i 7, c’è qualcuno che ha ben 48 giorni di congedo da smaltire, oltre esubero orario non quantizzabile da noi.

Che ci venga detto che la dotazione organica è completa è solo uno sfuggire dalla realtà nascondendosi dietro il dito, perché nei fatti la coordinatrice non può certamente fare la duplicazione del personale: coprire la malattia, riconoscere le legittime ferie viste il periodo particolarmente forte, riconoscere le assenze per L.104, riconoscere permessi contrattualmente previsti a vario titolo e via dicendo.

Che un manager sanitario si erga a paladino della trasparenza, rifiutandosi di condividere, con chi rappresenta i lavoratori, un criterio di gestione è davvero anacronistico; sta di fatto che non si può garantire qualità e sicurezza ma soprattutto trasparenza con questo metodo unilateralmente adottato, senza il minimo spiraglio di apertura a voler trovare un metodo, un criterio, senza voler avere alcun confronto formale (il confronto verbale può essere valido nella misura in cui le cose discusse e gli impegni presi assumono carattere di concretezza.

Di fatto sono passati mesi dl suo insediamento e ci siamo sempre sentiti dire la solita frase: “sto valutando le carte”. Per carità, massima disponibilità, ma concretezza zero. Si continua a gestire l’emergenza, non c’è programmazione, l’interlocuzione diventa una sorta di seduta di sfogo per non addivenire ad una qualche ipotesi di soluzione, ogni proposta rifiutata ergendosi dietro la prerogativa datoriale dell’organizzazione che lungi dal voler disconoscere, mentre è palese la negazione del VERO confronto sindacale sull’organizzazione.

Un manager sanitario deve saper essere risolutivo e non mettere pezze, non può disconoscere alcune criticità reali e soprattutto mantenere lo status quo. Giusto per fare qualche esempio sa bene che esistono situazioni di assegnazioni improprie ma non prende posizione, sa bene che ai lavoratori non viene riconosciuto lo straordinario allorquando vengono costretti (in nome dei LEA) a garantire il servizio eppure alla nostra contestazione sullo sforamento del fondo per lo straordinario, e su chi realmente lo percepisce, non ha mai dato alcuna risposta (starà ancora studiando le carte).

Ma adesso la misura è colma per cui il silenzio non è più accettabile, è il momento dei fatti e delle risposte, del confronto serio e delle decisioni che un manager non può procrastinare oltremodo.
Vorremmo evitare azioni eclatanti per risolvere la questione o peggio l’apertura di contenziosi che non servono a nulla se non ad inasprire ed alimentare tensioni.
Il management sanitario deve prendersi la responsabilità di garantire un’assistenza di qualità e soprattutto di garantire sicurezza, non può pensare di garantire servizi senza la necessaria dotazione organica; se non vuole essere fallimentare, non può pensare di aprire tutta una serie di servizi senza avere le giuste risorse ne può fare alchimie per mantenere aperti e/o autonomi servizi per logiche distanti dall’efficienza e dall’efficientamento.
Un’ulteriore rifiuto al confronto formale (ripetiamo che la disponibilità informale del direttore sanitario è fuori discussione), ci costringerà ad intraprendere ogni azione utile e consecutiva che riterremo opportuna.
Tanto dovevasi.