La Funzione pubblica CGIL, promotrice di una raccolta firma contro la chiusura del punto nascita, chiede un intervento serio da parte della politica affinché non sia sempre e solo la provincia di Messina a pagare il prezzo più alto dei piani di rientro, soprattutto «in considerazione di un possibile declassamento dell’ospedale di Patti» 

Il segretario della Funzione Pubblica CGIL, Francesco Fucile, il segretario provinciale Antonio Trino e il responsabile medici Guglielmo Cataliato, intervengono sul rischio dell’ennesimo scippo sanitario perpetrato ai danni del territorio della provincia di Messina. La questione riguarda la recente chiusura del punto nascita di Sant’Agata Militello, tutt’altro che risolta malgrado l’improba nomina di un commissario ad acta che nessuna soluzione ha portato in concreto. «Ci troviamo ad essere spettatori di una farsa teatrale – affermano i rappresentanti della FP CGIL – con fazioni sindacali che si dividono e si scambiano stilettate, con proclami politici legittimi di promesse ed impegni presunti da parte del governo regionale, con una commissione ministeriale che viene inviata a Patti per la morte della mamma mentre da alla luce la sua creatura. S. Agata è stato pian piano ridimensionato e il punto nascita è l’ultimo tassello che si sta cercando di togliere, Mistretta è agonizzante malgrado il suo status di zona disagiata e Patti non è riconosciuto per quel che realmente offre. Forse sarebbe necessario dare a Patti lo status di DEA di I° Livello ed assegnare le risorse umane necessarie al suo funzionamento, premiando gli sforzi finora fatti per garantire prestazioni di qualità in sicurezza, forse sarebbe necessario impegnarsi per dare le giuste risposte al nostro territorio». La FP CGIL evidenzia come purtroppo «ci troviamo di fronte ad un dramma annunciato, dove a farne le spese sarà la provincia di Messina ed il territorio nei Nebrodi in particolare In più veniamo a sapere che la Commissione Ministeriale è rimasta meravigliata di come il Presidio di Patti annoveri alcune specialistiche non previste rispetto al suo status giuridico di Ospedale di Base, come se sta cosa fosse stata un libero arbitrio del Management Aziendale e non una scelta di programmazione politica regionale (rete ospedaliera), avallata dal Ministero. Riguardo Barcellona, poi, non possiamo sottacere come il presidio in questione era in procinto di essere smantellato solo qualche mese addietro, mentre oggi risorge dalle “macerie”, a discapito di qualche altro presidio». La FP CGIL ribadisce «che il territorio deve essere messo nelle condizioni per poter operare in sicurezza, perché questo è ciò di cui i pazienti hanno bisogno e la sicurezza passa attraverso la dotazione organica sufficientemente pingue in tutte le componenti professionali; ma per poter riempire gli ospedali di professionisti ci vogliono i soldini e non i piani di rientro e a ben poco servono i proclami di mega concorsi se poi non ci sono le risorse assunzionali. Nel frattempo la raccolta firme per il punto nascita di S. Agata, da noi promossa, sta dando ottimi risultati e non è remota la possibilità di una mobilitazione generale».