Stiamo valutando in queste ore se saremo costretti a differire lo sciopero indetto per il giorno 9 novembre delle lavoratrici e lavoratori delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e della Commissione Nazionale per il diritto di asilo, a seguito di delibera della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

Purtroppo a causa di una proliferazione delle azioni di sciopero in questo periodo, frutto di politiche sbagliate del governo, siamo incorsi inconsapevolmente nel mancato rispetto della regola della rarefazione oggettiva ai sensi dell’art 2 comma 2 della legge n.146 del 1990 e successive modificazioni e della delibera della stessa commissione del 14 dicembre 2019, che obbliga al rispetto di un intervallo minimo di dieci giorni tra la data di effettuazione dello sciopero plurisettoriale e le date di effettuazione degli scioperi in ambito minore proclamati sia prima che dopo.

È bene ricordare che la commissione opera per tutti i settori che erogano servizi pubblici, infatti l’art 1 della legge 146 del 1990 recita che indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro anche se svolti in regime di concessioni etc….sono considerati servizi pubblici essenziali tutti quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona costituzionalmente tutelati ossia alla vita, alla salute, alla libertà di circolazione, alla sicurezza, all’assistenza etc.. Non è in discussione quindi la legittimità ad intervenire della commissione, pur tuttavia verificheremo, se ci sono le condizioni, per confermare lo sciopero in ragione del fatto che gli scioperi proclamati entro dieci giorni dal 9 novembre non avrebbero effetti moltiplicativi dell’interruzione dei servizi delle commissioni territoriali e nazionali per la protezione internazionale e diritto d’asilo istituzionali.

Appare evidente che assistiamo ad una interpretazione restrittiva e limitativa dell’esercizio del diritto allo sciopero, foriera indubbiamente di una chiara posizione politica del governo sulla questione.

Faremo tutto il possibile per tutelare questo diritto pur consapevoli di evitare qualsiasi ripercussione sulle lavoratrici e lavoratori.