Partecipatissima assemblea dei lavoratori della Messina Social City, indetta per affrontare tante questioni che a distanza di oltre due anni dalla nascita dell’azienda, sono ancora senza risposta

«È arrivato il momento di fare chiarezza e di fare finalmente un passo in avanti, perché una realtà come quella della Messina Social City, che può realmente rappresentare un valore aggiunto in termini di occupazione e di servizi da rivolgere all’utenza, non può essere gestita coma una grande cooperativa». Sono convinti di questo il segretario della FP CGIL, Francesco Fucile, la segretaria provinciale, Elena De Pasquale e le RSA Aziendali, che questa mattina, di fronte ai tantissimi lavoratori che hanno affollato il Salone delle Bandiere del Comune di Messina (“sold out” compatibilmente alla misure di distanziamento necessarie), hanno evidenziato l’importanza dell’avvio di un percorso di unità sindacale che, all’interno della Messina Social City, potrebbe realmente consentire di fare la differenza in termine di afferamazione di diritti contrattualmente riconosciuti.

«Le questioni da affrontare sono tante – hanno affermato i rappresentanti sindacali -, e siamo pronti a portarle avanti tutte, una dopo l’altra, perché i lavoratori devono avere delle risposte e una migliore qualità dei servizi passa anche dall’assegnazione, a coloro che li erogano, di avere i giusti riconoscimenti». E’ necessario che si proceda nel più breve tempo possibile alla nomine del direttore generale, sperando che non si tratti dell’ennesima “meteora”, affinchè si entri nel merito di argomentazioni che non possono più essere rimandate: «Prima di ogni altra cosa – hanno evidenziato i dirigenti sindacali -, è fondamentale che l’Azienda rediga quel piano del fabbisogno triennale del personale, che fotografi in maniere netta e inequivocabile, il numero esatto dei dipendenti necessari alla copertura dei servizi, tenendo ovviamente anche in conto le rotazioni per ferie, malattie, infortuni o altri fattori. Fatto questo passaggio, il managmente della MSC, che pur non amano questa definizione, deve avviare un percorso di stabilizzazione del personale che non può più essere posticipato, che tenga conto delle norme legislative e contrattuali già esistenti che non possono più essere ignorate: su tutte la stabilizzazione di quel personale che, tra proroghe e rinnovi, ha in alcuni casi superato anche i 24 mesi di servizio». Capitolo altrettanto caldo, è quello attinente l’avvio di un ‘interlocuzione, quella finora mancata, per l’inizio di una contrattazione di secondo livello con le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto nazionale cooperative sociali, che consenta ai lavoratori il riconoscimento di una premialità, la coperatura delle spese sostenute per l’utilizzo del proprio mezzo, l’assistenza sanitaria integrativa, la previdenza complementare: «Questo per noi è solo il primo passo – concludono i rappresentanti sindacali -, nei prossimi giorni metteremo nero su bianco le nostre istazne e chiederemo all’Azienda di aprire un vero tavolo di confronto».