Caro Presidente e Carissima Provveditore,
sono passati due mesi dall’importante sottoscrizione del “protocollo” per la
gestione della problematica COVID19 all’interno delle strutture penitenziarie siciliane.
Anche in quella sede, così come in numerosi atti, abbiamo sollecitato le SS.LL.
alla sottoscrizione di un altro importante protocollo che affrontasse in maniera seria,
organica e definitiva la questione della gestione dei detenuti con problemi di salute
mentale, che – com’è noto – sono fonte di enormi problemi legati alla sicurezza dei
Poliziotti Penitenziari che, ovviamente, non hanno nessuna competenza nella cura
della malattia mentale.
Si richiamano le considerazioni che facevamo in precedenti note che
sottolineavano come, occorre superare Barcellona Pozzo di Gotto (ME) come unica
struttura penitenziaria dotata di A.T.S.M. su cui gravano un numero elevato di
soggetti affetti da tali patologie e riproducendo logiche manicomiali che si pensavano
sepolte e lasciate alla storia dei vecchi O.P.G..
Abbiamo, più volte, denunciato il numero elevato di aggressioni nella
medesima sezione, ma nemmeno questo ha indotto ad accelerare sulla necessità di
avere una struttura organizzativa che avrebbe certamente dovuto seguire i medesimi
parametri addottati per le R.E.M.S. (personale organizzato come equipe di lavoro multi professionale (comprendente medici psichiatrici, psicologi, infermieri, terapisti
della riabilitazione psichiatrica/educatori, OSS) in numero adeguato per l’assistenza
e la gestione di tanti pazienti, poiché in entrambi casi si persegua lo scopo della
riabilitazione secondo percorsi terapeutici sanitari e non certamente di Polizia.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: l’istituto di Barcellona Pozzo di Gotto non
può continuare ad essere una “discarica sociale” dove poter nascondere la
malattia mentale di chi è detenuto.
La cura può e deve essere la soluzione e di conseguenza, la necessità di una
gestione interna di esclusiva competenza sanitaria, come lo è stato per le R.E.M.S.,
personale adeguato per numero e competenze e medici psichiatri con reperibilità
notturna e festiva, naturalmente, trattandosi comunque di soggetti detenuti,
coadiuvati dal personale di Polizia Penitenziaria, ma con un ruolo ben definito e
strettamente legato alla sicurezza.
Riteniamo l’apertura delle sedi A.T.S.M. di Palermo e Siracusa non più
rinviabile come non lo è la definizione di un protocollo sanitario per la loro gestione e
davvero non riusciamo a comprendere cosa ne ritardi la sottoscrizione che siamo qui,
a sollecitare nuovamente. In assenza di risposte, valuteremo quali iniziative sindacali
e legali intraprendere a tutela della sicurezza degli operatori di polizia penitenziaria.