Per la Suprema Corte, se una società, anche solo nello Statuto, prevede possibilità di partecipazione di soggetti privati, non può essere considerata società pubblica e, di conseguenza, non può essere destinataria di affidamenti diretti da parte degli enti locali

E’ datata 5 febbraio 2019 la sentenza della Corte di Cassazione destinata, secondo la Funzione Pubblica CGIL, a far rivedere l’ipotesi di applicazione del decreto Madia alla Messina Servizi Bene Comune. «Il dispositivo della Suprema Corte – affermano il segretario generale della FP CGIL Francesco Fucile e il segretario provinciale con delega all’igiene ambientale, Carmelo Pino – mette un punto fermo rispetto alle caratteristiche proprie di una società in house providing, che portano, dunque, ad escludere da tale fattispecie la Messinambiente, e solleva, di conseguenza, numerosi punti interrogativi sulle modalità con cui l’Amministrazione comunale ha richiesto parere alla Core dei Conti sull’applicabilità del decreto Madia alla MSBC». Partendo dal primo punto, ovvero i contenuti del dispositivo della Suprema Corte, «si specifica – affermano Fucile e Pino – che in una società in house providing, quindi destinataria di affidamenti diretti da parte di un ente locale, “il capitale sociale deve essere integralmente detenuto da uno o più enti pubblici per l’esercizio di pubblici servizi e lo statuto deve vietare la cessione delle partecipazioni a soci privati”. Tanto basta per affermare che la Messinambiente non era società in house providing e, di conseguenza, il Comune di Messina non può o meglio non poteva procedere ad alcun affidamento diretto». E si arriva al secondo punto, ovvero la richiesta di parere alla Corte dei conti, da parte del Comune, in merito all’applicabilità del decreto Madia alla MSBC: «Alla luce delle previsione dei giudici di Cassazione – continuano i rappresentanti della FP CGIL – va da sé che il parere richiesto alla Corte dei Conti, sarebbe da rivedere, o meglio da riformulare, poiché lo stesso è stato scritto definendo la Messinambiente una società in house providing che, invece, tale non è. Conseguentemente, restano fondati in dubbi emersi sull’applicabilità della legge Madia alla MSBC, il cui percorso di liquidazione sarebbe dunque da rivedere e ridiscutere. La FP CGIL – concludono dunque Fucile e Pino – invita quindi il Comune di Messina a valutare attentamente la situazione, assumendo decisioni che tengano conto di tutti gli elementi considerati, soprattutto nell’interesse del mantenimento di un servizio interamente pubblico».