La scrivente O.S. continua a seguire con attenzione e, purtroppo, con grande apprensione la vicenda relativa all’imminente apertura della struttura Covid Hospital all’interno dell’ospedale di S. Agata di Militello che prevederebbe un percorso isolato per accedere ad un’area nella quale andranno allocati 36 posti di degenza e 4 posti di terapia intensiva COVID.

La scelta di individuare tale area, pone, a parere della scrivente non pochi dubbi, preoccupazioni che si sono aggravate a seguito del recente contagio da coronavirus di tre sanitari del reparto di cardiologia, che ha reso necessaria la chiusura dell’UO per effettuare la sanificazione.

Quanto accaduto, mostra in tutta la sua drammaticità le fragilità della struttura e l’inadeguatezza delle scelte intraprese!

Infatti, il personale sanitario a tutt’oggi opera ancora senza un adeguato sussidio di DPI, ed è di tutta evidenza che sono bastati i primi casi di positività al COVID-19 per portare alla chiusura di un reparto nevralgico, creando un grave danno alla salute dei pazienti e all’intera zona nebroidea.

È di assoluto nitore che la struttura ospedaliera per conformazione e disposizione logistica di aree interne e percorsi di collegamento con i servizi comuni di Radiologia e Diagnostica, non è assolutamente idonea a poter accogliere una unità Covid, soprattutto se a ciò si aggiunge l’esiguità di personale.

Infatti, a tutt’oggi non risultano state messe in atto delle scelte operative in tal senso, così come non risulta che sia stata avviata alcuna procedura di reclutamento di personale medico, infermieristico e sanitario, necessario per la gestione, anche, del Covid Hospital.

In considerazione di quanto sta emergendo circa il crescente contagio di personale sanitario all’interno delle strutture ospedaliere sparse in tutto il territorio nazionale e, che l’infezione ha causato diversi decessi nell’ambito sanitario, come sindacato non possiamo che esprimere forte disaccordo per la dissennata scelta di stravolgere la vocazione dei piccoli presidi ospedalieri, senza che sia sta concertata e condivisa una strategia di riconversione e adeguamento delle strutture, oltre che di un efficiente programma di monitoraggio delle condizioni di salute dei sanitari che in essi operano.

Occorrono, quindi, protocolli chiari di accertamento delle condizioni di idoneità per la ripresa delle mansioni di medici ed operatori sanitari che siano stati sottoposti a tamponi di accertamento, così come l’attuazione di rigorose misure di prevenzione che possano monitorare gli operatori sanitari che sono entrati in contatto con pazienti Covid positivi, proprio per evitare che si inneschi un contagio ad effetto a catena, difficilmente contenibile, che manderebbe immediatamente e inevitabilmente al collasso l’intera struttura ospedaliera, che, non dimentichiamo, rappresenta un importante punto nevralgico per l’intero comprensorio dei Nebrodi.

Alla luce della grave carenza di DPI la scrivente intende invitare il Direttore Generale a porre in essere tutte le misure necessarie per dotare l’intera Azienda di adeguati dispositivi di protezione e in quantità sufficienti al fabbisogno secondo le modalità previste nelle schede tecniche ed in particolare in riferimento ai tempi di utilizzo di ogni singolo DPI.

Si invita, pure, il legale rappresentante aziendale a voler disporre, così come decretato dal Presidente della Regione con l’Ordinanza contingibile e urgente n.7 del 20.03.2020 all’art.n.3 [Misure aggiuntive di contenimento e di accertamento epidemiologico], l’esecuzione del tampone rinofaringeo a tutto il personale sanitario del SSR.

Le superiori richieste sono rivolte, non solo, alla tutela del singolo operatore, ma anche della collettività e, quindi, della salute pubblica, per cui in difetto di accoglimento ci troveremo costretti, nostro malgrado, ad intraprendere ogni azione volta alla tutela della salute dei lavoratori e, di tutta la cittadinanza.

Si rimane in attesa di urgentissimo riscontro.