Ad alimentare la guerra tra i lavoratori non è sicuramente la Funzione Pubblica CGIL, che in questi mesi ha sempre provato a mettere in atto un percorso di inclusività nel transito dei dipendenti dalla cooperativa alla Messina Social  City, a differenza di un certo movimento e di una certa ADD che chiede il licenziamento dei lavoratori

Se c’è una cosa che questa organizzazione sindacale, in tutto il percorso che ha portato alla nascita della MESSINA SOCIAL CITY ha fatto, è stata certamente quella di non alimentare guerre e scontri tra i lavoratori, anzi, nel corso delle numerose riunioni che hanno preceduto il transito dei lavoratori, la FP CGIL ha sempre sostenuto una linea di “inclusività” e non certo di estromissione degli operatori. Ciò, differenza di chi, persino nel giorno della firma dei contratti nel salone della Bandiere, non sappiamo bene a che titolo e in quale veste, ha sollevato eccezioni di dubbia fondatezza ai fini di impedire il passaggio e l’assunzione, con contratto a tempo determinato, delle 38 Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione alla Messina Social City. Forse occorre ricordare che una delle prescrizione delle delibere approvate dal Consiglio comunale, riguardava il mantenimento del massimo livello occupazionale, dunque, con riferimento i principi dell’art. 37 del CCNL Cooperative Sociali, a parità di posizioni da ricoprire, è aberrante che qualcuno possa chiedere la non assunzione di chi già prestava la propria attività lavorativa, invocando la riqualificazione del personale assunto il giorno prima. La FP CGIL dice basta a questo delirio e chiede al CDA della Social City di prendere definitivamente le redini dell’Agenzia.

Il bieco tentativo di esclusione delle ASACOM, – afferma il segretario della FP CGIL Francesco Fucile –   oltre che rappresentare uno schiaffo a dei giovani lavoratori che nulla tolgono e nulla toglieranno ai colleghi transitati nella MESSINA SOCIAL CITY con contratti a tempo indeterminato, si traduce anche in un evidente e palese disinteresse nei confronti degli utenti, nello specifico alunni disabili, e delle loro famiglie. E a dirlo non è la FP CGIL, ma le associazioni dei genitori con cui in questi mesi abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci e che, certamente non per logiche di appartenenza politico-sindacale, ma solo ed esclusivamente per il bene dei loro figli, hanno chiesto e chiedono a gran voce che a settembre possano contare sulla presenza di quegli operatori che ormai da diversi mesi, in alcuni casi anche diversi anni, seguono i loro bambini. Il tutto in nome di quella continuità didattica che, se mantenuta, consente di non interrompere il percorso avviati dagli utenti, per cui un cambiamento o la perdita di figure di riferimento può tradursi in una netta regressione. Non è dunque la FP CGIL a far “pressione” o ad “approfittarsi” dei bisogni delle famiglie, piuttosto, a differenza di altri, in questi mesi abbiamo avuto l’opportunità di raccogliere le preoccupazioni di chi, a causa di strategie ed interessi altrui, teme di veder sacrificato il benessere dei propri figli. Ricordiamo poi – continua Fucile – a chi sostiene che tali figure, siano state introdotte quasi  “per capriccio” dall’ex-dirigente politiche sociali, Domenico Zaccone, che quello in questione è un profilo previsto, obbligatoriamente, dalla legge 104 ed è quindi un bene che l’ex-Assessore Santisi abbia consentito al Comune di Messina di “mettersi in regola” con le  previsioni di legge. Se c’è qualcuno che in questi mesi, prima attraverso la voce di altri, ora direttamente in prima persona, sta alimentando la guerra tra i lavoratori, non si trova sicuramente tra le file della FP CGIL. Aggiungiamo, inoltre, che i genitori non chiedono assolutamente di “scegliere” le assistenti, ma pretendono, legittimamente, che venga rispettato un principio inderogabile, quello della continuità didattica, concetto quest’ultimo, ben diverso dalle affermazioni, deliranti, riportate sui social. In riferimento poi all’atteggiamento, definito, “arrogante” di alcuni operatori ASACOM, e questo, senza andare lontano nel tempo ci fa veramente sorridere, riteniamo che quella che taluni definiscono arroganza, sarebbe piuttosto da considerare come il legittimo desiderio degli operatori di tutelare, in tutti i modi possibili, un posto di lavoro guadagnato con studio e sacrifici, il cui valore, a nostro avviso, equivale a quello di tutti gli altri dipendenti della MESSINA SOCIAL CITY.